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Filariosi

La filariosi è una pericolosa malattia parassitaria del cane, ma non solo, che può avere conseguenze letali. Dal punto di vista epidemiologico però, il cane è l’ospite più sensibile tra le diverse specie di ospiti recettivi.

Questa malattia è causata da un nematode, la filaria, e la trasmissione avviene mediante insetti vettori, ed in particolare attraverso la puntura di zanzara di genere Aedes, Anopheles, Culex. Mediante il vettore quindi, la filaria viene trasmessa da animale malato ad animale sano. In questo caso quindi, la zanzara riveste il ruolo di ospite intermedio in quanto il parassita all’interno di questo ultimo continua il suo sviluppo. La filariosi può essere di due tipi: filariosi sottocutanea, sostenuta principalmente da dirifilaria repens, o filariosi cardiopolmonare, il cui agente eziologico è invece dirofilaria immitis.

La filariosi sottocutanea in particolare è sostenuta da nematodi che, nella forma adulta, si localizzano nei tessuti sottocutanei di cane, gatto e uomo. L’uomo, infatti, può contrarre la malattia (zoonosi). Si verificherà quindi la presenza di noduli sottocutanei.

La filariosi cardiopolmonare è invece la forma più grave e la dirofilaria immitis è nota anche come verme cardiopolmonare del cane. Le larve di questo nematode entrano nel sistema circolatorio e una volta diventati vermi adulti si localizzano primariamente a livello del sistema arterioso polmonare dell’ospite definitivo (cane, volpe, canidi e occasionalmente anche in gatto, felidi selvatici e furetto) fino ad insediarsi nelle strette vicinanze di cuore e polmoni, raggiungendo il ventricolo destro, l’atrio destro, la vena cava caudale e l’arteria polmonare.

La presenza e permanenza del nematode a questi livelli genera delle alterazioni cardiocircolatorie, causate dall’ostruzione del flusso ematico, che può esitare in una insufficienza cardiaca. Inoltre la permanenza dei nematodi in attività può provocare la comparsa di endocardite a carico delle valvole cardiache, trombo embolismo polmonare, e una serie di altre condizioni che aggravano lo stato di salute del nostro amico. La malattia tuttavia avrà un inizio silente dal punto di vista clinico-sintomatologico, perché il parassita ha bisogno di tempo per crescere ed evolversi, prima di rendersi manifesto.

Una volta che tale maturazione è avvenuta, si presenteranno sintomi come: apatia, sincope, ascite, scadimento delle condizioni fisiche, tosse cronica, emottisi, tachipnea e affaticamento, dimagrimento rapido ed ingiustificato. In linea generale, nei cani di età minore di un anno, è raro osservare forme cliniche manifeste. La patologia viene trasmessa mediante la puntuta della zanzara che, eseguendo il suo pasto di sangue su un animale infestato dalla filaria, assumerà, insieme al suo sangue anche alcune microfilarie. Queste verranno in seguito trasmesse dalla medesima zanzara al successivo pasto di sangue eseguito su un animale sano. In questo nuovo ospite, le microfilarie cosi introdotte inizieranno a crescere e a spostarsi verso il cuore dove, diventate parassiti adulti, potranno dare inizio al loro ciclo riproduttivo, producendo a loro volta altre microfilarie.

Questa patologia è diffusa maggiormente nel nord Italia, nelle zone temperate calde, tropicali e nelle zone più paludose, ma si sta rapidamente diffondendo al resto del Paese, costituendo una concreta possibilità di minaccia anche nelle regioni del centro-sud. Il periodo di maggiore pericolo è subordinato al periodo di massima attività dei vettori, delle zanzare quindi, e coincide con il periodo da febbraio a novembre con un intenso picco nei mesi estivi.

Per riuscire a combattere efficacemente il pericolo filaria, sarà necessario adottare misure profilattiche e preventive consigliate ed impostate dal medico veterinario o in ogni caso mirare ad una diagnosi precoce.

Dal punto di vista diagnostico il medico si potrà avvalere di una gamma vasta di procedure. Prima tra tutte sarà fondamentale apprezzare e riconoscere i sintomi clinici tipici di una insufficienza cardiovascolare; unitamente a questo si svolgerà un rapido esame del sangue, un esame diretto che mira alla ricerca ed identificazione microscopica delle microfilarie nel sangue, radiografia toracica che permetterà di apprezzare eventuale ispessimento polmonare o ipertrofia ventricolare destra, ecocardiografia, test antigenici, ecc. Sarà il medico che, in base alla sua osservazione e alla rilevazione della sintomatologia clinica, deciderà l’esame strumentale più adeguato per la specifica esigenza. Ma, proprio per l’esito solitamente funesto della patologia e data la difficoltà di un intervento risolutivo, affidarci alla profilassi preventiva risulta essere lo strumento di lotta più efficace nei confronti di filaria. Sarà il medico veterinario, in base alla particolare condizione epidemiologica ed esigenze, a scegliere lo strumento profilattico più adeguato e a stabilire i tempi del protocollo. Potranno infatti essere prescritti farmaci da somministrare per via orale, o farmaci iniettabili, sempre a fronte di un accertamento dell’assenza del parassita. 

La profilassi riveste un ruolo di centrale importanza soprattutto se si considera la difficoltà di impostare una terapia risolutiva nel caso di conclamata patologia. Tale terapia infatti verrà impostata solo se il medico lo riterrà opportuno e deve essere intrapresa solo in seguito ad un esame clinico dell’animale e ad una attenta valutazione di funzionalità cardiopolmonare, renale ed epatica del soggetto, dal momento che la terapia stessa, se efficace, provoca inevitabilmente fenomeni di embolismo. Tali rischi cardiopolmonari associati alla terapia sono dovuti alla particolare attitudine di questi nematodi a riunirsi in gomitoli, e ciò renderà quindi fondamentale valutare radiologicamente il polmone, in modo da determinare l’entità della carica parassitaria.

Infatti in soggetti con alterazioni polmonari o nei quali albergano un numero elevato di parassiti adulti, una terapia con farmaci adulticidi che quindi andranno ad uccidere il gomitolo di nematodi, potrebbe generare il rischio di tromboembolismo e le conseguenze della morte dei parassiti potrebbero risultare fatali. Se quindi il medico deciderà di impostare una terapia, in seguito al trattamento adulticida, risulterà opportuno ridurre l’attività del nostro amico per un periodo che va da 2 a 6 settimane. In seguito all’eliminazione di parassiti adulti nei cani in cui si riscontrino gravi anomalie della funzione cardiaca, potrebbe risultare necessario intraprendere una terapia di supporto per alleviare l’insufficienza cardiaca.

Va sottolineato inoltre che un animale già debilitato è più frequentemente soggetto a infezione da parte di altri parassiti che vivono nello stesso ambiente. Infatti risulta sempre utile verificare che un soggetto malato di filariosi non sia anche veicolo e portatore di leishmania o altre patologie trasmesse da zecche. In ogni caso, la prevenzione e la corretta gestione del nostro amico possono essere determinanti nell’assicurare un ottimale stato di salute e migliorare la sua aspettativa di vita.