Volontariato in canile: vita e tanto rumore
La prima volta in un canile è un'esperienza che difficilmente si dimentica. Che tu sia un semplice visitatore o un assiduo frequentatore, il primo giorno resta scalfito in memoria in maniera del tutto inconsapevole.
Del mio primo giorno ricordo il rumore assordante dei latrati, i guaiti di chi ce la metteva tutta per attirare l'attenzione, i mugugni di chi viveva in silenzio e rassegnazione la sua condizione di recluso senza colpa.
Le informazioni recepite dai nostri primordiali organi di senso sono proprio quelle che, più facilmente di altre, si trasformano in bagaglio, tanto di esperienze quanto di emozioni. L'odore invadente della terra umida, l'essenza acre del pelo intriso di polvere, ti trasportano in una dimensione che sa di tristezza, di solitudine, di vuoto.
Perchè il volontario sceglie di restare
È proprio questo che ti spinge ad entrare in empatia con loro, creature a quattro zampe che chiedono solo conforto, una presenza che, seppur per pochi attimi, colmi quel vuoto.
I cani sono fra gli esseri viventi che riescono meglio ad adattarsi a qualsiasi tipo di situazione, a sopportare qualsiasi nefandezza, a vivere il dolore nella più rigorosa dignità.
Eppure glielo si legge negli occhi quel dolore, anche in quelli di chi, apparentemente, sta meglio accettando la segregazione in un box e riesce ancora ad accoglierti con feste fragorose e forsennate scodinzolate.
Lo si legge negli occhi dei cani anziani, che, lentamente si coprono di un velo del colore dell'argento, come la copertina di un manoscritto prezioso che attende solo di essere chiusa per sempre.
Lo si legge negli occhi dei cuccioli, a cui è stato chiesto di crescere troppo presto, di abituarsi al freddo pungente e al caldo torrido, di imparare a giocare da soli, a rincorrere le foglie, gli uccelli, a respirare forte quando soffia il vento.
Lo si legge negli occhi di chi ricorda bene come sia stato avere una casa, una famiglia, di chi conosce bene il valore della fiducia, della lealtà, soprattutto di quelle tradite.
Lo si legge negli occhi di chi ha assaporato il gusto della libertà, delle corse sfrenate nei campi, dei giacigli di fortuna e dei pericoli scampati sempre per un pelo e che, ad un tratto, si è visto negare tutto questo, spesso, in maniera del tutto immotivata.
Lo si legge negli occhi di chi è arrabbiato, spaventato, disorientato, di chi desidererebbe solo una seconda opportunità.
Chi sceglie ogni giorno di sopportare il rumore costante, il silenzio assordante e l'odore più pungente viene chiamato Volontario, colui che si fa arma e scudo dei più deboli e sfortunati, colui che accetta di stare al loro fianco di giorno, di notte, col freddo, col caldo, anche quando le battaglie da combattere sono tante e a volte i duelli sono contro mulini a vento.
Perché il volontario sa che ne vale sempre la pena. Anche quando subentra la stanchezza, la delusione, la frustrazione, l'amarezza e la rassegnazione, c'è sempre un buon motivo per aprire gli occhi al sorgere del sole e per indossare di nuovo quella pesante e candida armatura che ben presto sarà ricoperta di peli.
Oneri e onori di quell’eroe chiamato volontario
Nella fondina pettini e spazzole al posto delle armi; pettorine, collari e guinzagli in bisaccia; secchi, palette e cibo delizioso sempre pronti; automobili sempre in moto per correre dal veterinario o soccorrere qualche malcapitato; arguzia e prontezza per suddividere compiti e mansioni; spirito di squadra e di sacrificio, quello vero, quello senza aspettative, senza un tornaconto, se non uno, la loro serenità.
Il compito del volontario si esaurisce quando un volto nuovo varca la soglia del canile, non per farsi ambasciatore di ennesime sventure ma con il desiderio e la consapevolezza di adottare un cane, di aprire una gabbia e di riaccendere la fiammella della speranza, colorando di variegate sfumature una fra le tante storie grigie.
L'accettazione, l'accoglienza e la cura degli animali, troppo spesso ancora vittime di una cultura antropocentrica e autocelebrativa, è quel che fa dell'essere umano una specie davvero evoluta, che, per i più ambiziosi, come quella strana "razza" che si fa chiamare "volontario", si traduce nel desiderio di abitare un mondo dove cessino di esistere le prevaricazioni, i soprusi, le violenze gratuite nei confronti di chi, semplicemente, ha poche armi per difendersi e resta imperscrutabile e, nello stesso tempo, magnificamente autentico.
Questa forse è ancora una mera illusione, ma d'altronde anche piccole gocce alla volta finiscono per formare un lago e ogni volontario, in cuor suo, coltiva il sogno, prima o poi, di poterci nuotare.